L’Italia, la nostra Italia, somiglia sempre più ad un paese prigioniero delle emergenze oltre che dei vincoli di finanza imposti dall’Europa. Sovente le emergenze sembrano essere dettate da questioni momentanee, e quindi scollegate da una strategia definita e condivisa di interventi e delle relative priorità. Su ogni cosa c’è una insopportabile, quanto inconcludente, gazzarra.

Il Paese non può continuare a navigare senza una rotta precisa e un approdo sicuro e condiviso. Occorre ridare spinta e fiducia, superare il disorientamento sociale, recuperando equità, visione strategica, valori appannati e consapevolezze disperse.

La gente vuole voltare pagina e rifiuta la superficialità verso i veri problemi: dalla crescente disoccupazione alla estesa povertà, dalla marginalità del sud alle troppe tasse sulle imprese e sul lavoro, dal costo elevato del funzionamento della politica e delle istituzioni ad una sanità tuttora costosa e poco efficiente, dalla evasione fiscale alla esportazione di capitali all’estero. L’occasione per invertire c’è ed è la legge di stabilità ma al momento è compromessa.

Infatti, dopo l’uscita del Paese dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo e dopo la recente fiducia accordata (3 ottobre scorso) dal Parlamento al Governo Letta ci si aspettava una proposta di “legge di stabilità” (ex finanziaria) coraggiosa e determinata a sostenere la crescita, i consumi interni, la diminuzione delle tasse sul lavoro e le imprese. In realtà la montagna ha partorito il topolino: una legge di stabilità debole e per taluni aspetti deludente, se non addirittura rinunciataria. Un quasi esplicito “vorrei ma non posso”.

Il cerotto messo non copre minimamente le profonde ferite sociali ed economiche accumulate in questi ultimi anni. Questa legge di stabilità non dipende più dall’Europa ma dall’agire serio o meno serio delle forze politiche che siedono in Parlamento e che per prima cosa debbono evitare pulsioni preelettoralistiche per concentrarsi, invece, sulle modifiche da apportare all’impianto varato dal Governo, fermo restando l’equilibrio dei conti.

Aggiungiamo: nessuno pensi, a partire da esponenti pure autorevoli del Governo, di ipotizzare prelievi dalle risorse dei lavoratori in capo a casse, fondazioni e fondi negoziali e destinate alla erogazione di prestazioni previdenziali e pensionistiche. È bene che nessuno scambi pensioni e welfare previdenziale per un bancomat.

Pensino, invece, le forze politiche, il Governo e il Parlamento a realizzare riforme pesanti e profonde che sono il vero antidoto al declino e alla decrescita. Parliamo di: legge elettorale, semplificazione amministrativa, riforma del fisco e della giustizia, nuovo e moderno assetto istituzionale.

Ognuno ha la sua stagione e con essa deve confrontarsi, giovane o meno giovane che sia. I meno giovani, in particolare, hanno il dovere anche di contribuire convintamente ad arginare la deriva negativa che sembra paralizzare sempre più minacciosamente i più giovani e il loro futuro. Va evitato, perciò che nelle incertezze e nelle paure si affermino i più duri e più spietati. Allora si che equità e solidarietà finirebbero per essere, purtroppo, strade e pratiche molto difficili.


Una buona notizia, da confermare, per gli iscritti

Ci è stato comunicato recentemente che al Senato, in sede di conversione del DL 101/2013 (recante misure urgenti in materia di Pubblica Amministrazione), è stato approvato un emendamento che solleva Casse ed Enti di previdenza di diritto privato (D.Lgs 30.06.94 n.509 e 10.02.96 n.103), pur inseriti nell’elenco Istat, dalle misure di spending review, in quanto ciascuna Cassa e/o Ente individua autonomamente gli eventuali risparmi da fare destinandoli comunque alle prestazioni dei propri iscritti.

Si tratta di un intervento di coerente conferma di quanto previsto dalla recente Legge n. 99 del 9 agosto 2013. Speriamo che tale buona notizia sia confermata dal successivo e definitivo iter parlamentare.

La positività, prima ancora che sugli aspetti quantitativi, riguarda la prevalenza della norma speciale rispetto al richiamo della causale “inserimento elenco Istat”. Ciò può costituire nella sua portata innovativa un elemento di grande valenza in chiave di protezione del welfare degli iscritti rispetto ad eventuali e future manovre di contenimento della spesa pubblica.

La buona notizia, sempre da confermare, spinge, infine, a dire che si supera la iniqua tassa pagata nel 2012 e si restituisce autonomia e responsabilità alle gestioni autonome delle casse e dei fondi.

Noi del Fasc operiamo quotidianamente, e lo sanno bene gli iscritti, per contenere al massimo i costi a favore dei rendimenti delle posizioni e delle prestazioni dei soci.



Uno sguardo al patrimonio

Il patrimonio Fasc si avvicina ormai ai 700 milioni di euro. Una cifra certamente considerevole e tutta di proprietà dei quasi 40mila iscritti.

A settembre scorso il 57% circa è costituito dal patrimonio immobiliare mentre quello mobiliare (polizze assicurative, gestioni, fondi e liquidità) rappresenta il restante 43%.

I rendimenti migliori e più performanti continuano ad essere realizzati dal portafoglio mobiliare anche nell’attuale contesto economico e finanziario che non è dei più favorevoli. L’immobiliare risente fortemente della congiuntura negativa del mercato di riferimento delle locazioni commerciali e residenziali oltre che del peso delle imposte.

Il riequilibrio percentuale a favore del settore finanziario, fino al 2011 sotto il 40% del totale del patrimonio, è determinato essenzialmente dal peso di rendimenti del portafoglio, dalle maggiori provviste monetarie derivanti dalla tenuta del numero degli iscritti ovvero dalle minori uscite di soci dal fondo. Le previsioni del budget per l’anno in corso, malgrado le turbolenze anche dei mercati finanziari, sembrerebbero essere a portata di mano, realizzando così una sostanziale sovrapposizione tra ricavi preventivati e consuntivati. Ciò è davvero incoraggiante oltre che positivo.



Contribuzione Fasc

La Commissione appositamente insediata dal C.d.A. prima dell’estate per verificare ambito e ampiezza dell’eventuale recupero della contribuzione obbligatoria a favore del Fasc, sta lavorando con grande partecipazione ed impegno. Proprio nei giorni appena trascorsi è stata predisposta una proposta di lettera di sollecito da inviare a tutte quelle aziende che sarebbero in possesso di tutti i requisiti per ottemperare agli obblighi contrattuali, ma non risultano nel nostro elenco di iscrizione.


BREVI DA:

Prev.I.Log.

Recentemente la apposita commissione insediata per la elezione dei componenti dell’Assemblea del fondo pensione Prev.I.Log. ha completato lo scrutinio dei voti e dichiarato gli eletti sia dei rappresentanti dei lavoratori sia di quelli delle aziende. Ora il percorso prevede la convocazione dell’Assemblea dei Soci che, a sua volta, dovrà eleggere il Consiglio di Amministrazione e quest’ultimo gli altri organi statutari. Entro dicembre dovrebbero essere completate tutte la procedure.

Agenzia delle Entrate

L’Agenzia Territoriale delle Entrate ha accolto recentemente il ricorso presentato da Fasc Immobiliare in relazione alla operatività, ovvero alla disapplicazione della normativa fiscale inerente le società di comodo, di detta società per l’anno d’imposta 2012. L’accoglimento di questo ricorso consente a Fasc Immobiliare sia di acquisire integralmente la condizione di “società operativa”, sia di non dover provvedere alla maggiorazione del 10% delle imposte, prevista in caso di non operatività della società.